BAMBINI E ANIMALI

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  1. Bullox
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    Vi metto alcuni stralci di un articolo che personalmente ho trovato molto bello e che condivido al 100%

    L’interesse dei bambini verso gli animali è molto vivo: da un’indagine realizzata nel 2000 è risultato che il 79% dei bambini desidererebbe avere un animale domestico. E in una ricerca svolta in Inghilterra su bambini di 7-8 anni è emerso che essi hanno in genere un rapporto preferenziale con i loro animali domestici, in particolare con i cani e con i gatti. Ad esempio, dopo il miglior amico umano il confidente preferito dei loro segreti è il cane, considerato più importante in questo ruolo di genitori, parenti, insegnanti e compagni. Per offrire conforto quando si è a letto ammalati la migliore compagnia è risultata essere quella del gatto, che viene preferito anche alla mamma; seguono immediatamente il cane, il miglior amico, i fratelli e il padre.
    Sono dati che impongono un’attenta riflessione su due versanti, quello del rapporto del bambino con l’animale e quello del rapporto del bambino con l’adulto. Da vari anni la letteratura psicologica mette in evidenza l’importanza di un rapporto positivo del bambino con l’animale per la costruzione di un rapporto altrettanto positivo del bambino con gli esseri umani, con la natura e con la realtà in genere. In particolare è stato evidenziato il ruolo che un rapporto positivo del bambino con l’animale riveste nel facilitare la comprensione del diverso (Robustelli, 2000). Il rapporto con il diverso è uno degli aspetti fondamentali dell’esperienza umana e per questo motivo tante ricerche psicologiche hanno affrontato le tematiche dell’empatia, cioè della capacità di immedesimarsi in un altro individuo sia sul piano cognitivo che su quello affettivo. In questo contesto, il rapporto degli esseri umani con gli animali acquista un significato particolare: essendo gli animali diversi da noi, sviluppare nei bambini un rapporto positivo con loro può costituire uno strumento valido per insegnare a instaurare legami positivi anche con i propri simili.
    (…)
    Ma gli animali sono anche molto simili a noi. Amano e soffrono, piangono e ridono, s’incuriosiscono e si disperano. Hanno sentimenti e nessuno che abbia vissuto con animali lo negherebbe. Ma dopo un inizio promettente più di 130 anni fa, quando Darwin fece una prima perlustrazione di questo campo nel libro L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali,6 pochissimi sono gli scienziati che hanno riconosciuto che gli animali hanno emozioni e che hanno proseguito le ricerche in tal senso. Per molti aspetti siamo rimasti ai tempi di Cartesio, secondo cui gli animali sono “bruti insensibili”, macchine comandate dall’istinto e dagli automatismi. Una maggiore sensibilità verso i bisogni e i diritti degli animali deriva in parte, quindi, dal ricordare quello che siamo. È importante che i bambini sappiano che, in quanto esseri umani, siamo animali anche noi e condividiamo molte caratteristiche comuni ad altri membri del mondo animale. Ancora più significativo appare, pertanto, il rischio corso qualche mese fa, quando il Ministero dell’Istruzione tentò di eliminare l’insegnamento delle teorie evoluzioniste di Darwin dai programmi scolastici.
    Non vi è dubbio quindi che l’animale, proprio nella duplice natura di simile e diverso, sia una soglia che permette al bambino di elaborare in modo graduale i concetti di alterità, di vincolo, di diversità (Marchesini, 2004).
    La nostra società è caratterizzata da dinamiche competitive e da rapporti di potere in cui alla base della piramide sociale ci sono gli individui più deboli, più trascurati, più disprezzati, con meno diritti o con nessun diritto. Ovviamente, tra questi soggetti ci sono molto spesso gli animali. L’assumere un atteggiamento empatico nei loro confronti, il preoccuparsi per il loro benessere, il prendersi cura di loro, implica il sovvertimento di un modello culturale di vita che ormai permea i nostri rapporti sociali ed è fondato appunto sull’idea, a volte esplicitamente dichiarata e altre volte ipocritamente sottaciuta, che l’individuo più debole debba essere la vittima dei soprusi e del potere del più forte. E l’animale può rivestire un ruolo molto importante in questo processo. (…)
    La crudeltà del bambino verso gli animali è un aspetto del rapporto bambino-animale da non sottovalutare. Da più di trent’anni la ricerca psicologica si occupa di questo problema in modo sistematico, soprattutto negli Stati Uniti dove tra i bambini e gli adolescenti 1 su 5 ha compiuto atti di violenza nei confronti degli animali e circa il 50% è stato coinvolto in situazioni di violenza nei riguardi degli animali come testimone o come responsabile. È interessante notare che la maggior parte di coloro che hanno compiuto atti violenti nei confronti di animali è stata anche testimone di atti violenti nei confronti di animali. E gli studi12 in questo campo hanno dimostrato che i bambini e gli adolescenti che sono frequentemente crudeli nei riguardi degli animali presentano spesso disturbi psicologici di vario tipo; in particolare manifestano atteggiamenti e comportamenti aggressivi nei riguardi delle persone. Vivono spesso in contesti familiari ed extrafamiliari violenti e disturbati, contraddistinti, a seconda dei casi, da abuso fisico, abuso psicologico e abuso sessuale. Un altro dato interessante è che, sempre negli Stati Uniti, studenti universitari che nell’infanzia o nell’adolescenza sono stati crudeli verso gli animali approvano con più facilità sia le punizioni corporali come pratica educativa sia il fatto che il marito picchi la moglie rispetto agli studenti che non si sono trovati ad assumere atteggiamenti del genere.
    (…)
    Troppo spesso questi comportamenti vengono poco considerati o decisamente sottovalutati sia dai genitori che dagli insegnanti, quando invece dovrebbe essere previsto un adeguato supporto psicoterapeutico per gli adolescenti autori di atti violenti nei riguardi degli animali, dal momento che la ricerca scientifica ha dimostrato che questo comportamento non costituisce un fenomeno isolato ma è parte integrante e sintomatica di un più vasto complesso di rapporti improntati alla violenza.
    Gli studi di Frank R. Ascione15 dimostrano anche che la crudeltà verso gli animali spesso porta più tardi alla violenza verso gli umani. Molte ricerche, infatti, hanno evidenziato sia il legame tra la violenza verso gli esseri umani e quella verso gli animali, sia l’esistenza di una correlazione tra la crudeltà manifestata durante l’infanzia nei riguardi degli animali e il comportamento criminale violento da adulti. Esiste quindi un ciclo della violenza: una vera e propria relazione tra la violenza verso gli esseri umani e quella verso gli animali.
    (…)
    Violenza verso gli animali legata alla violenza verso gli umani. Ancora una volta è confermata l’idea che la lotta per i diritti e per la giustizia non va combattuta con un’ottica settoriale, ma sulla base di una concezione globale dei rapporti tra umani e tra umani e animali e la natura in genere.
    Ricordo a questo proposito quello che rispondeva nel 1884 George Angell, il presidente della Massachusetts Society for the Prevention of Cruelty to Animals, a chi lo criticava perché si impegnava tanto nel contrastare i soprusi attuati nei riguardi degli animali e non invece nel combattere la violenza perpetrata verso gli esseri umani: “Io lavoro alle radici”.



    Note:
    Tratto da: ANIMALI, NON BESTIE
    Difendere i diritti, denunciare i maltrattamenti
    di Gianluca Felicetti
    Ed Ambiente

    Fonte: www.peacelink.it/animali/a/8889.html (qui trovate quasi tutto l'articolo intero)
     
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0 replies since 8/3/2013, 17:11   29 views
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